Come affrontare il primo colloquio di lavoro

Sostenere un colloquio di lavoro è equiparabile al sostenimento di un esame.

Anche in questa situazione, infatti, si vive la situazione sociale
dell’esser giudicati e valutati e la relazione diadica è sbilanciata a
favore del valutatore.

Il rischio, quindi, è quello di farsi “prendere dal panico”,
mostrando un atteggiamento incerto, distanziante o, per alcuni,
sfacciato e arrogante.

In entrambi i casi il risultato è quello di apparire falsi e, aldilà
del possesso delle qualità  tecniche richieste, di essere scartati
per le caratteristiche di personalità mostrate.

Il valutatore, sia esso uno psicologo professionista o il
responsabile dell’azienda in cui si concorre, utilizzerà la relazione e
“la prima impressione” per effettuare il primo screening dei candidati.
Se in nostro atteggiamento non sarà trasparente perché impacciato da
ansia e paura, le possibilità di successo saranno bene scarse.

A questo va aggiunto che, a livello pragmatico, i primi colloqui
hanno durata limitata in quanto, in un lasso temporale stabilito, il
valutatore dovrà esaminare una molteplicità di candidati.

Questo potrebbe implicare:

– superficialità del primo colloquio

– poca pazienza da parte del valutatore

– disattenzione allo stato emotivo del candidato data la particolare situazione.

Come evitare l’insuccesso causa ansia da performance?

Pur troppo non possiamo offrirvi il decalogo d’oro che garantisca il successo del colloquio.

Questo perché la molteplicità di fattori concorrenti e la numerosità
delle variabili associate alla situazione del primo colloquio è
ingestibile per la compilazione di un manuale pratico “Per il colloquio
efficace e efficiente”.

Basti pensare che “Primo colloquio”di per sé è  un sostantivo
aggettivato che non dice niente: di che colloquio parliamo, qual è il
contesto, qual è la posizione per cui concorro?

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Se volessimo dare indicazioni su quali vestiti indossare in fase
primo colloquio, dovremmo tenere in considerazione  almeno il
contesto : Completo o tailleur saranno indicati per posizioni
manageriali, di rappresentanza o di ufficio, ma certo poco adatti se si
concorre per posizione da operaio.

Possiamo però fornire indicazioni generiche che, attuate con un po’ di buon senso, possano favorire il successo del colloquio.

Il primo contatto

Il primo contatto avviene ad opera del candidato che inoltrerà il suo curriculum all’azienda.

Questa fase è estremamente delicata in quanto, la prima scrematura dei candidati, è fatto proprio sui curricula.

Il curriculum, preferibile in formato Europeo, dovrà contenere
indicazioni dettagliate sia per ciò che concerne l’anagrafica sia per le
informazioni studiorum e professionali.

L’impiego del formato europeo è già una guida utile per una corretta
compilazione del curriculum in quanto vincola il candidato nella
compilazione dello stesso.

La lunghezza del curriculum dovrebbe rispecchiare l’anzianità di
servizio: in media, una persona in cerca del primo impiego, compilerà un
curriculum non più lungo di i pagina e mezzo.

Allungare il curriculum con la ripetizione delle informazioni o
dettagli ininfluenti causerà, con molta probabilità, l’accantonamento
dello stesso da parte di chi lo legge.

Un ottimo escamotage, invece, potrebbe essere quello di modificare il
proprio curriculum in funzione della posizione per cui si concorre,
dando maggior rilevanza ad esperienza formative o lavorative attinenti
ed eliminando quelle discrepanti.

Se ad esempio una laureata in archeologia concorre per la posizione
di “Segretaria amministrativa” ometterà nel curriculum le esperienze
inerenti la sua formazione universitaria, valorizzando le precedenti
esperienze in cui ha svolto mansioni simili a quella per cui si
concorre.

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Questo escamotage non vuol dire ingannare l’interlocutore che leggerà
il nostro curriculum ma darsi l’opportunità di fare il colloquio e
farsi conoscere.

Esaminatori e valutatori infatti, potrebbero incorrere nel rischio
del preconcetto che “se un lavoro non è attinente al piano di studi o
alle pregresse esperienze” sia solo un ripiego e, per non perdere tempo,
scartano il curriculum a prescindere dall’avere ascoltato e conosciuto
il candidato interessato alla posizione offerta.

Il curriculum, mandato per mail, fax, o posta ordinaria, è necessario
si firmato e contenga i riferimenti della normativa vigente per il
trattamento dei dati sensibili (Dlgs. 196/2003).

Inoltre, è preferibile sia allegato ad una lettera di presentazione
e, qualora ci fossero, a lettere di encomio  da parte  dei
precedenti datori di lavoro.

Il contatto telefonico

Se il nostro curriculum avrà superato il vaglio del recruiter verremo
contattati dall’esaminatore stesso o dalla segretaria d’azienda.

In entrambi i casi è sempre meglio fasi trovare preparati perché “La prima impressione” è già trasmessa dal contatto telefonico.

In questo senso, sarebbe buona prassi ricordarsi tutte le aziende a
cui mandiamo i curriculum e le diverse topologie di posizioni per cui
concorriamo, per evitare di “Cadere dalle nuvole” e non sapere per cosa
stiamo concorrendo né da chi siamo stati contattati.

Quando si mandano molteplici curriculum per posizioni diverse e non
si può ricordare tutto, mostrare al telefono un atteggiamento comunque
consapevole, porre domande discrete per capire qual è la proposta e
effettuare i dovuti controlli solo dopo aver concluso la conversazione.

Appuntare meticolosamente  il nome dell’azienda, interlocutore, luogo, data e ora dell’appuntamento.

Il primo colloquio

Superati i primi due step, eccoci giunti al primo colloquio.

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A questo punto abbiamo la possibilità di farci conoscere e conquistare il posto di lavoro ambito.

Come già detto, non ci sono regole precise su come affronta tre il colloquio, sarebbe bene comunque:

  • vestirsi in maniera adeguata al contesto e alla azienda/posizione per cui si concorre
  • arrivare puntuali, né troppo in anticipo né assolutamente in ritardo
  • essersi documentati sulle attività dell’azienda e, quando possibile,
    sull’organigramma
    e          dislocazione
    delle sedi nel territorio
  • spegnere il telefonino o, almeno, abbassare la suoneria
  • presentarsi e stringere con convinzione la mano dell’interlocutore
  • assumere un atteggiamento che trasmetta che vi sentite “A vostro agio”

Ci sarebbe molto altro da dire: siate propositivi e positivi, siate
determinati, evitate atteggiamenti di diffidenza , rispondete con
precisione alle domande poste e senza uscire dal argomento richiesto,
siate concisi, esprimetevi con eloquio fluente…

Il punto è che ognuno di noi si presenterà al colloquio con la
propria individualità e non potrà falsare le proprie caratteristiche.

Il consiglio migliore che possiamo offrivi è quello di sentirvi a “
proprio agio”: d’altronde , sentirsi estranei e come “pesci fuor
d’acqua” rispetto al contesto in cui si auspica lavorare è una paradosso
così forte da essere visibile anche per il più disattento dei
valutatori.